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La diversità è un valore

Proprio oggi sono entrato in argomento con un caro collega/amico sul tema della diversità e dell’inclusività in ambito lavorativo, condividendo con lui il perché, ad ogni livello, ma in particolare a livello manageriale (“categorizzazione” nella quale siamo identificati entrambi lavorativamente parlando), l’avere a disposizione persone dalle caratteristiche diverse, di entrambi i generi, di diverse estrazioni e culture sia una ricchezza.

Ormai è dimostrato come la diversità in azienda non sia solo un valore aggiunto, ma che sia anche un fattore determinante per la crescita competitiva dell’unità produttiva, per la creazione di migliori performance a supporto del business e per l’accrescimento della partecipazione e della soddisfazione delle persone coinvolte. Il rapporto McKinsey “Why diversity matters” dimostra come le potenzialità ed i ricavi possano crescere fino al 35% in più in presenza di un corretto mix.

Di conseguenza, ed in ciò stava il fulcro del tema dibattuto con il collega, diventa determinate per le aziende avere “regole ed abitudini” inclusive ma soprattutto manager inclusivi, perché produrranno prestazioni più elevate, prenderanno decisioni migliori, avranno comportamenti di collaborazione e condivisione che saranno efficaci ed efficienti e che contribuiranno a creare le “regole del gioco”… In sintesi accresceranno il potenziale aziendale e delle risorse ivi impiegate.

Ma quali sono le azioni/attività su cui i manager inclusivi devono poggiare le fondamenta del proprio lavoro e delle proprie relazioni lavorative?

  • devono avere la costanza nel parlare con entusiasmo e convinzione della forza e del valore della diversità;
  • devono essere i primi ad essere consapevoli che i pregiudizi, i luoghi comuni, gli stereotipi esistono (anche in loro), e che è necessario combatterli lavorando per creare una dinamica evolutiva volta ad assicurare la tutela della diversità, del merito e della parità;
  • sanno o imparano a delegare, ascoltano i pensieri altrui, contribuiscono a generare un ambiente sicuro, confortevole ma allo stesso tempo produttivo creando coesione e non divisione;
  • decidono di spogliarsi di parte del loro potere per responsabilizzare gli altri e farli crescere;
  • sono curiosi di conoscere, di ascoltare, di “trasportare le idee”, evitano giudizi affrettati e si adattano alle sensibilità, alle culture altrui ricavandone spunti e riflessioni.

Quindi risulta evidente come un manager inclusivo sia colui che agisce con costanza, dando l’esempio, con azioni concrete e ripetute, che contribuiscano a far passare il messaggio in maniera armonica e stimolante.

Qualcuno potrà pensare si tratti di un “capo utopico”, ma non è così: le aziende più performanti hanno e cercano managers con queste caratteristiche perché è ormai chiaro a tutti che ogni persona è unica ed ha un potenziale da esprimere, che va valorizzato per valorizzare l’azienda stessa.

Non pensiamo siano sempre altri a dover fare qualcosa per invertire la rotta, per cambiare le cose: rendiamoci attivi nel posare il nostro mattoncino di change management.

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